WP STORE E LO STREETWEAR GIAPPONESE IN ITALIA

Fin dalla sua fondazione, la mission di WP Store è stata quella di riunire sotto lo stesso tetto tutti quei brand indipendenti che, pur lontani dall’Italia, non solo avessero una storia da raccontare - una decisa identità- ma anche e soprattutto uno stile che mescolasse estetica e funzionalità. Molti di questi brand erano inglesi, altri americani o altri ancora australiani – ma forse la conquista più grande di WP Store fu quella di essere capace di portare in Italia alcuni fra i nomi più importanti della moda street giapponese.
Se infatti il fascino del fashion giapponese è arrivato a influenzare la cultura mainstream europea solo qualche anno fa - con l’esplosione dello streetwear sulle passerelle di tutto il mondo poco dopo l’inizio degli anni ’10 - era già dagli anni ’70 e ’80 che i designer giapponesi avevano creato una propria cultura e un proprio linguaggio estetico che li portò a creare uno streetwear di elevatissima qualità, dalle linee morbide e caratterizzato da accenti originali e spesso esagerati, mescolati ad arte con una reinterpretazione dei codici stilistici occidentali. E tra tutte queste realità i brand che WP Store si incaricò di portare in Italia furono principalmente tre: Beams Plus, Nanamica e Goldwin. Questa è la loro storia: Beams Plus Il primo store di Beams, di nome Beams Harajuku, aprì a Tokyo nel 1976 per mano di Etsuzo Shitara. Inizialmente, il minuscolo negozio mimava l’aspetto della camera di uno studentato americano e vendeva soprattutto abiti in stile preppy come le varsity jacket ma anche oggetti lifestyle. L’ispirazione al mondo della Ivy League americana tradotto per il mercato giapponese ebbe un enorme successo, anche grazie ad alcune collaborazioni con il magazine Popeye, e già l’anno dopo l’apertura del primo store un secondo negozio apriva a Shibuya, in concomitanza con il lancio di nuove linee e collaborazioni che portò alla creazione di International Gallery Beams nei primi anni ’80: un concept store che era anche una galleria d’arte e che, sulla scia del successo che i grandi designer giapponesi riscuotevano in Europa, aiutò Beams a superare la crisi del 1989. Infine, dieci anni dopo, nacque Beams+, un brand dedicato unicamente all’età dell’oro dello stile preppy, cioè fra gli anni ’40 e ’60. Il successo fu immediato ma il brand rimase famoso solo in Giappone per gli anni successivi finché retailer internazionali come WP Store e Selfridges non lo scoprirono, portandolo in tutto il mondo. 2. Nanamica Nanamica è un brand di casualwear incentrato sul mondo outdoor fondata a Tokyo da Eiichiro Homma e Takashi Imaki, nel 2003. Dopo aver lavorato per Helly Hansen e Goldwin, Homma divenne un esperto di sportswear ad alta performance e iniziò a sperimentare con materiali come il Gore-Tex, che divenne in seguito una delle sue specialità. Il nome del brand significa “Casa dei sette mari” e vuole rappresentare l’estetica avventurosa del brand che, pur nascendo da un contesto di techwear, non intendeva rinunciare all’originalità dei suoi design. Il segreto di Homma è una conoscenza molto precisa di tutte le parti e le funzioni di ogni capo, oltre che la capacità di prendere capi dall’aspetto vintage e modernizzarli creando dei classici ricchi di dettagli nascosti e materiali innovativi. 3. Goldwin Dalle divise delle Olimpiadi alle uniformi per gli astronauti giapponesi della International Space Station, Goldwin è diventato un sinonimo internazionale di techwear di qualità non solo nel suo paese natio ma anche in America e in Europa. Nel corso di sette decenni di storia Goldwin è stato il principale protagonista del movimento gorpcore in Giappone: lo stesso successo del marchio in patria si basò sulla lungimiranza di Tosaku Nishida, il founder, che anticipò l’imminente boom degli sport invernali in Giappone e iniziò a produrre capi tecnici ad alta performance che trovarono un immenso successo nel mercato. Negli anni ’90, dopo una serie di importanti successi, il brand iniziò la sua espansione internazionale che lo portò fino in Italia, grazie a WP Store. Nel corso degli anni, il brand è diventato sinonimo di elevata eccellenza tecnica e ricerca sui materiali, culminata con la creazione della stoffa bio-based: la fibra Brewed Protein.